TAI JI QUAN (T’ai chi ch’üan)

Pugilato della polarità suprema

Tai ji quan significa “Pugilato della Polarità Suprema”. Esso applica i principi taoisti dello Yin/Yang e rappresenta, insieme allo Xing yi quan e al Ba gua zhang, il trittico delle arti marziali interne cinesi.
La rappresentazione grafica del Taiji è quella universalmente conosciuta:
le due gocce bianche e nere che si inseguono, ogni goccia ha al suo interno una sfera del colore opposto a significare che nello yin è insito lo yang e viceversa.
Tale rappresentazione è chiamata “diagramma Taiji” (Taijitu).
Il Tai ji quan è quindi la boxe che si rifà ai principi del Taiji.
Il Tai ji quan è uno stile di combattimento che privilegia nell’allenamento la lentezza, la continuità, la forza soffice e nasconde tra le sue pieghe la forza elastica, esplosiva e i movimenti a spirale.
Nonostante sia conosciuto e apprezzato dai più come ginnastica per la salute, il Tai ji quan in realtà nasce, ed è tuttora praticato, come efficace arte marziale; la sua pratica si sviluppa a partire da una concatenazione prestabilita di movimenti, detta forma o telaio, e da esercizi a due per incrementare radicamento, adattamento e sensibilità (tui shou).

BENEFICI

Il Tai ji quan è conosciuto nel mondo per le sue caratteristiche di morbidezza, che lo rendono una vera e propria “meditazione in movimento”, utile al corpo e alla mente.
La sua pratica è adatta a tutte le età.
In età giovanile favorisce lo sviluppo armonico del corpo, guidando la crescita in modo più equilibrato attraverso l’allineamento posturale e il carico di lavoro bilanciato sugli arti inferiori.
Aumenta l’attenzione e la concentrazione, sviluppando nel giovane volontà, autodisciplina e determinazione.

In età adulta ed avanzata il Tai ji quan svolge una funzione preventiva globale e combatte alcune patologie, contrastando le malattie cardiovascolari e l’osteoporosi.
Favorisce coordinazione, equilibrio e stabilità, allineamento posturale. Incrementa la forza, soprattutto degli arti inferiori, aumenta l’afflusso ematico e l’ossigenazione in tessuti e organi interni, favorendo così i processi riparativi e l’eliminazione delle tossine.
L’attenzione ai dettagli e la memorizzazione della concatenazione dei movimenti favorisce il mantenimento delle funzioni cognitive.

Per i praticanti di arti marziali favorisce la continuità e la fluidità, ricercando la fisiologica naturalezza dei movimenti. Oltre al suo aspetto applicativo, i suoi contenuti energetici sono di grande interesse per i praticanti di qualunque disciplina.

ORIGINI

Come per la maggior parte delle arti marziali cinesi tradizionali, la nascita del Taijiquan non è chiaramente databile e attribuibile ad un’unica persona. Esistono ricerche e studi che, da molti anni, ipotizzano diverse possibilità circa le vere origini di quest’arte.
Tuttavia, la maggior parte dei praticanti di Tai ji quan attribuiscono l’origine di quest’arte al leggendario Zhang San Feng 張三峰, vissuto probabilmente durante la Dinastia Yuan (1279-1368).
Zhang San Feng, ritiratosi sul monte Wudang, avrebbe compreso i principi alla base dello stile osservando il combattimento tra un serpente e una gru.

Tale arte era a quel tempo chiamata “boxe delle tredici posizioni”. Le tredici posizioni sono la somma dei 5 elementi (wu xing) e degli 8 trigrammi (bagua) del “Libro dei Mutamenti” (Yi Jing), chiamati nel Taijiquan “8 cancelli” (bamen).

Altri studiosi ritengono che il Taijiquan potrebbe essere nato dall’unione di tecniche marziali e principi taoisti con la boxe del tempio buddhista di Shaolin.

Il Tai ji quan, come la maggior parte delle arti marziali cinesi, si è trasmesso attraverso diverse famiglie dalle quali ha preso il nome: abbiamo quindi alcune famiglie principali, come la Chen, Yang, Sun, Wu, Wu/Hao… che hanno contribuito a diffondere i principi del pugilato Taiji.

Sembra che il termine “taijiquan” sia stato adottato per primo da Yang Luchan e, in seguito alla grande popolarità e alla sua diffusione in tutta la Cina, adottato anche dallo stile Chen e dagli altri stili.
Il testo più antico sul Tai ji quan finora rinvenuto è quello attribuito a Wang Tsung Yueh.